Sanremo, Celentano docet

Gianni-presentatore ha vinto. Lo share di Sanremo ha superato qualsiasi aspettativa. Moltissime persone incollate ai teleschermi per vedere cosa succedeva.
Una volta le famiglie si riunivano davanti ai cinescopi per ascoltare le canzoni e valutare i cantanti, il giorno dopo si andava a comprare il 45 giri dei brani più belli per ascoltarli nel “mangiadischi” o sull’impianto stereo con le casse grandi come armadi.
Oggi la situazione è profondamente cambiata. Siamo incollati ai monitor a LED che, tra l’altro, svolgono la funzione di televisore. L’interesse non è più rivolto ai cantanti e alle canzoni ma si attende cosa succede sul palco. I cantanti sono un “contorno”.
Lo share è stato alto, Celentano ha attirato una bella fetta di pubblico, come sempre. Gianni è stato bravo a scusarsi perché s’era inceppato il commodore 64 che doveva contabilizzare i voti dei giurati e Papaleo ha recitato bene la sua parte.
Interessante la comparsa delle due belle ragazze senza ruolo, Belen e Elisabetta, che hanno portato Papaleo ad esprimersi con una battutaccia che ci trova sinceramente d’accordo. La modella che doveva essere ufficialmente accanto al Gianni-presentatore ha avuto un improvviso torcicollo forse dovuto ad un colpo di freddo che ha invaso la penisola in queste ultime settimane. Stesso colpo di freddo lo avranno subito i famosi fiori che gli altri anni invadevano il palco.
Celentano ha recitato il suo sermone e cantato qualche canzone tra le quali un paio in gramelot inglese, un paio di accuse a qualche giornale e un encomio a Don Gallo. Prevedibile ma sempre interessante. Ci aspettavamo, però, pause più ampie.
Pupo è stato bravissimo a recitare la parte dell’offeso, sembrava vero!
Le canzoni che dovevano essere il perno principale sono passate in second’ordine, mortificate anche dall’uso errato del pallottoliere che è andato in tilt. Poco male.
Io da qualche anno faccio fatica a capire chi sono i Big e chi gli “emergenti” e mi son dovuto fidare di quello che diceva Gianni-presentatore.
Mi è piaciuto l’utilizzo da parte dell’orchestra di jingle ispirati a famosi gruppi rock come Deep Purple, Led Zeppelin, Pink Floyd e altri. Forse per riprendere un po’ d’aria in seguito alle canzoni proposte. Li capisco.
Mi è piaciuto moltissimo Lucio Dalla come direttore d’orchestra che ha accennato a qualche acuto incerto accompagnando quel ragazzo che non so se era un big o un emergente.
Bella l’esibizione della figlia di Fornaciari che è cresciuta ascoltando brani di artisti famosi (e perciò adesso deve cantare).
Molto interessante il restyling di Arisa, ma chi l’ha fatto Giugiaro?
Una bella canzone quella di Francesco Renga che ho ascoltato senza fatica.
Spero che non sia eliminato il duo Berté/D’Alessio e che la loro canzone giunga almeno in finale per poter rivedere più volte il look interessante dei due artisti. Un noto giornalista su Twitter: “la Berté sembra Stevie Wonder con la parrucca” ma questi sono particolari, il bello è il brano proposto.
Ammettiamolo, anche se non è più, in senso stretto, il Festival della canzone italiana, è sempre un grande spettacolo, un circo che ci tiene attaccati al televisore e oggi anche a Twitter… e poi, lo share è quello che conta, che sia critico non ha nessuna importanza.

Uniti per Sanremo

Stasera prende il via l’edizione numero 62 del Festival della Canzone Italiana ovvero Sanremo. Ritroviamo quel big della canzone italiana che si è trasformato già dall’anno scorso in presentatore: Gianni Morandi.
Devo confessare che ho una certa nostalgia di Pippo Baudo nonché del grande Mike. Preferivo il Gianni-cantante al Gianni-presentatore. Perché cambiare mestiere? Forse la RAI ha voluto anticipare i tempi della Ministra Fornero, grande nemica del lavoro fisso?

Più interessante è l’elenco dei cantanti che partecipano a questa edizione. Sembra una versione sanremese dell’isola dei famosi. Personaggi spariti dal video da qualche lustro che vengono tirati fuori con l’appellativo di Big. Completano il quadro un po’ di giovani, sbattuti sul palco fiorito per rimediare un successo, spesso effimero.

Ma c’è Celentano. Un grande della musica italiana. Lui sì, un vero Big!
Peccato che da grande ha pensato di dover predicare oltre che cantare. E’ bello sentire Celentano mentre ci fa una ramanzina sull’ecosostenibilità, prati, nucleare, crisi, cemento. Così però ci deprimiamo ancora di più. Già c’è Monti che ogni giorno ci ricorda che “sennò facciamo la fine della Grecia”.

Ora è tardi, vado al bar per non perdere l’inizio. C’è Gianni che dice di “stare uniti”…ma per far che, non l’ho capito. Eppure è un anno che ci sto pensando.

Io canto

Dalla via Gluck in poi, cioè da sempre, sono stato un fan di Adriano. Negli anni i suoi successi si sono moltiplicati e con il tempo le sue canzoni sono diventate sempre più di protesta contro le “malefatte” dell’umanità.

La sua meravigliosa voce avrebbe fatto il giro del mondo se solo fosse nato a New Orleans invece che a Greco Milanese da una famiglia di emigranti pugliesi.
Non che non fosse abbastanza conosciuto all’estero ma senz’altro non come avrebbe meritato.

Quando ha smesso solo di cantare e ha cominciato a parlare sono iniziati i guai. C’è chi si è schierato dalla sua parte e chi lo ha criticato aspramente.
E’ sempre un piacere “ascoltare” le sue lunghe pause. E’ uno spettacolo nello spettacolo. I suoi messaggi sono, probabilmente, sinceri e veri ma lui è un cantante è tale doveva restare.

Non dimenticherò mai un suo show dove era ospite il grande David Bowie. Celentano lo volle coinvolgere in un suo discorso e l’inglese gli rispose: “Non so di queste cose, io canto.” E il povero Adriano rimase un po’ interdetto, si aspettava una collaborazione che non arrivò perché Bowie, da grande artista, era consapevole del suo ruolo: quello di fare musica e non discorsi.

Ora siamo al solito tira-molla con la RAI e Sanremo:
Ci vado se mi fate parlare liberamente.
Adriano non ha mai capito la lezione di Bowie. Peccato.