Sanremo 2016

sanremo2016

Come una cartella di Equitalia arriva puntuale anche Sanremo. Con le solite polemiche e i soliti commenti. Criticare è sempre facile ma è pur vero che prestano volentieri il fianco.

Ormai da anni si sentono le stesse lamentele, i cantanti che sono scarsi, le “vallette” più o meno straniere e più o meno belle, le gaffe dei presentatori, i vestiti stile Carnevale di Rio e gli ospiti stranieri che inesorabilmente sottolineano la pochezza dell’italica scuderia canora.
Il filo conduttore di quest’anno è il fiocco simil-arcobaleno che penzola dall’asta del microfono.
La presenza di un grande Elton John, ormai gonfiato e spompato dall’ implacabile avanzare dell’età che ci comunica la sua felicità di essere papà anziché nonno, ha contribuito alla campagna sulle unioni civili con relativi figli e figliastri.
In un teatro lo puoi pure fare ma in eurovisione, su una TV pagata da tutti, forzatamente, proprio no.

Arcobaleni a parte, quello che dovrebbe interessarci di più è la presenza dei soliti “Big” inventati al momento.
Arisa, che in un modo o nell’altro deve essere presente a Sanremo è sconcertante. Qualche anziano (ex semi-big) riproposto, perché pure lui deve campare, è umanamente accettabile ma non arricchisce la gara canora anzi la intristisce, e non poco.
La presenza di Pausini (vestita come Gheddafi – come ho letto su Twitter ☺) è stata l’unica vera Big che ha sfoggiato la sua voce insieme al naso nuovo (letto su Twitter anche questo ☺) e le auguriamo un lungo tour in Sudamerica, almeno fino al prossimo Sanremo.

Carlo Conti, il vero mattatore di questo Festival, dovrebbe sforzarsi ancora un po’ per essere perfetto. Pippo Baudo sarebbe riuscito senz’altro a strappare gli occhiali di Gandhi Djuna, in arte Maître Gims (il congolese-francese) che ci ha allietato con il motivetto tanto in voga in questi giorni.

Anche questa volta, arriveremo fino a sabato con la speranza che qualcuno si lanci dal loggione e riponiamo le speranze nei giovani. Hai visto mai che fra tanti montati ne esca, finalmente, uno capace? 😝

Equalizziamo questo iOS !

equalizzatore
eqUno iOS via l’altro, touch di qua e touch di là, finestre volanti e multitasking ma di un semplice equalizzatore per ascoltare la musica secondo le proprie orecchie non se ne parla!
Sarebbe il caso di rivedere il player dell’ iPhone (e iPad) e dotarlo di un equalizzatore “manuale” (come in iTunes) e non di quella sfilza inutile di preimpostazioni che non si sa quale pazzo le abbia ideate.

Chissà se in uno dei prossimi aggiornamenti potremo godere di questo semplice gadget.
Tim, aspettiamo fiduciosi sperando che Steve ti illumini 🙂

Lo spettacolo è garantito

sanremo2015

È difficile trovare una persona che sia affascinata dal Festival di Sanremo e tanto meno dalle sue canzoni.

Nonostante tutto, però, siamo sempre tentati di dare uno sguardo a cosa succede all’Ariston e inevitabilmente ci si ritrova a seguire le cinque lunghe serate della maratona canterina.

Snobbare il Festival è stato sempre uno sport nazionale, soprattutto dopo l’avvento dell’era beat, quella dei capelloni, per intenderci (fine anni ’60 fino agli inizi ’80).

Quando la musica italiana cominciava ad essere influenzata dal mondo anglosassone e dalla musica rock, che ha stravolto le melodie italiche tanto care alle nostre nonne.

Un tempo, le canzoni di Sanremo erano veramente cantate da tutti, anche perché solo quelle c’erano e un brano restava in classifica anche svariati mesi.

Oggi, che siamo sommersi da musica proveniente da tutto il mondo, è abbastanza difficile che dal Festival venga fuori un talento veramente interessante.

Bisogna considerare che quelli che una volta erano i “big” della canzone italiana si sono invecchiati tutti, se non estinti. Oggi si considera big chiunque canti da un paio d’anni o basta che abbia vinto qualche selezione televisiva di aspiranti usignoli.

Inoltre, un brano dura pochi giorni e viene “consumato” subito a causa dell’incessante flusso di musica che viene soprattutto dal mercato estero (di qualità nettamente superiore, purtroppo).

A volte è anche penoso assistere all’esibizione di qualche nuova proposta che non si sa in che modo e perché sia arrivata sul palco dell’Ariston.

Questo Festival, privo di “big” (o presunti tali) non ha niente da invidiare a quelli precedenti, anche perché quei pochi cantanti più blasonati che abbiamo non si sognano nemmeno di andare a gareggiare con altri rischiando di rovinarsi l’immagine.

Ecco perché ci ritroviamo ad ascoltare pseudo-big che devono pur vivere, e in mancanza di un vero affermato successo li ritroviamo sul palco dell’Ariston a cantare l’ennesima canzone mediocre che piacerà a quei pochi fans che fortunatamente, per loro, hanno.

Più che una gara canora, ormai il Festival è una passerella per dare una spinta a chi arranca verso il successo, vuoi per inadeguatezza, vuoi per sfortuna (tra le sfortune c’è quella di non trovare autori validi).

Lo spettacolo è garantito, quindi, nel bene e nel male e quest’anno Carlo Conti è stato bravo a non farci rimpiangere nessuno dei suoi predecessori.

L’ultima serata sarà interessante per scoprire chi vince e, soprattutto, perché.

Se seguite Sanremo, non fate troppo caso alle canzoni ma allo spettacolo e vedrete che sarà divertente. Arisa mica è lì per caso 🙂

 

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