Come una cartella di Equitalia arriva puntuale anche Sanremo. Con le solite polemiche e i soliti commenti. Criticare è sempre facile ma è pur vero che prestano volentieri il fianco.
Ormai da anni si sentono le stesse lamentele, i cantanti che sono scarsi, le “vallette” più o meno straniere e più o meno belle, le gaffe dei presentatori, i vestiti stile Carnevale di Rio e gli ospiti stranieri che inesorabilmente sottolineano la pochezza dell’italica scuderia canora.
Il filo conduttore di quest’anno è il fiocco simil-arcobaleno che penzola dall’asta del microfono.
La presenza di un grande Elton John, ormai gonfiato e spompato dall’ implacabile avanzare dell’età che ci comunica la sua felicità di essere papà anziché nonno, ha contribuito alla campagna sulle unioni civili con relativi figli e figliastri.
In un teatro lo puoi pure fare ma in eurovisione, su una TV pagata da tutti, forzatamente, proprio no.
Arcobaleni a parte, quello che dovrebbe interessarci di più è la presenza dei soliti “Big” inventati al momento.
Arisa, che in un modo o nell’altro deve essere presente a Sanremo è sconcertante. Qualche anziano (ex semi-big) riproposto, perché pure lui deve campare, è umanamente accettabile ma non arricchisce la gara canora anzi la intristisce, e non poco.
La presenza di Pausini (vestita come Gheddafi – come ho letto su Twitter ☺) è stata l’unica vera Big che ha sfoggiato la sua voce insieme al naso nuovo (letto su Twitter anche questo ☺) e le auguriamo un lungo tour in Sudamerica, almeno fino al prossimo Sanremo.
Carlo Conti, il vero mattatore di questo Festival, dovrebbe sforzarsi ancora un po’ per essere perfetto. Pippo Baudo sarebbe riuscito senz’altro a strappare gli occhiali di Gandhi Djuna, in arte Maître Gims (il congolese-francese) che ci ha allietato con il motivetto tanto in voga in questi giorni.
Anche questa volta, arriveremo fino a sabato con la speranza che qualcuno si lanci dal loggione e riponiamo le speranze nei giovani. Hai visto mai che fra tanti montati ne esca, finalmente, uno capace? 😝